La Legge Delega di riforma fiscale ha previsto l’introduzione del c.d. “concordato preventivo biennale”, mediante il quale il fisco proporrà al contribuente in anticipo il reddito imponibile su cui determinare le imposte dovute per il prossimo biennio 2024-2025.
Questo nuovo strumento con cui il Legislatore vuole instaurare un rapporto collaborativo tra fisco e contribuenti permette sostanzialmente per un biennio di pagare le tasse non in base agli effettivi guadagni, ma sulla base di quanto preventivato dall’Agenzia delle Entrate.
Su cosa si baserà questa preventivazione da parte dell’Agenzia delle Entrate? Sostanzialmente sui dati dichiarati dal contribuente negli anni precedenti maggiorati di una percentuale (+10%? +20%? Ad oggi non è ancora dato saperlo ma è abbastanza scontato che l’operazione si baserà su proposte al rialzo rispetto al dichiarato negli anni precedenti il 2024).
Una volta formulata, l’Agenzia delle Entrate comunica la proposta al contribuente che potrà quindi scegliere se aderirvi oppure no.
Sarà quindi in questa fase che ognuno potrà effettuare dei calcoli di convenienza, ipotizzando i propri redditi per il 2024 e 2025 e confrontando quindi le possibili imposte dovute rispetto a quelle proposte dal fisco col concordato.
Ma quali sono le conseguenze in termini di vantaggi ed eventuali effetti negativi dell’accettazione della proposta di concordato?
Innanzitutto in caso di maggiori o minori redditi effettivi, rispetto a quelli oggetto del concordato, non saranno previste modifiche sul fronte del calcolo delle imposte e dei contributi dovuti: quindi se ci saranno maggiori utili si risparmieranno imposte, se invece gli utili saranno minori del previsto la “scommessa” sarà persa: in sostanza, in caso di aumento o diminuzione del reddito effettivo rispetto a quanto concordato preventivamente con l’Agenzia delle Entrate, non subiranno modifiche i calcoli già effettuati in sede di adesione alla proposta.
Soltanto in presenza di circostanze eccezionali, individuate con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze, che determinano minori redditi effettivi o minori valori della produzione netta effettivi, eccedenti la misura del 50 per cento rispetto a quelli oggetto del concordato, quest’ultimo cessa di produrre effetti a partire dal periodo di imposta in cui tale differenza si realizza.
Un vantaggio di non poco conto è quello di non essere sottoposti agli accertamenti presuntivi basati sull’articolo 39 del DPR 600/1973 (l’obiettivo dichiarato è di intensificare le attività di controllo nei confronti dei contribuenti che non aderiscono al Concordato).
Questa novità fiscale potrebbe essere particolarmente d’interesse per il settore del turismo?
Probabilmente si, per questi soggetti:
- quegli operatori che (nel corso del 2022 e 2023) ancora stanno uscendo dalla crisi pandemica ed hanno quindi conseguito utili ridotti in tali anni,
- chi nel 2023 era una start-up o comunque in fase di avvio (quindi con utili ridotti) e prevede nel 2024/2025 di andare pienamente a regime,
per loro la proposta che avanzerà l’Agenzia delle Entrate potrà rivelarsi sicuramente conveniente qualora finalmente gli anni 2024 e 2025 diventassero anni di utili in crescita.
Non sarà invece conveniente aderirvi per chi invece opera già “a regime” e non prevede rispetto al 2023 un aumento significativo (nell’ordine di un +25%) degli utili dichiarati fiscalmente.
Inoltre questo primo anno di applicazione prevede il vantaggio derivante dal fatto che sarà possibile accettare la proposta di Concordato fino al 15 ottobre, data nella quale mancheranno appena un paio di mesi alla conclusione dell’anno fiscale e si avranno quindi dati attendibili sull’effettivo andamento 2024 e la stima della convenienza della proposta sarà molto facile da farsi.
Quindi sicuramente potrebbe essere conveniente anche solo valutare la proposta del fisco per verificarne la convenienza.
Questo infatti il nuovo calendario fiscale 2024 rimodulato:
15 giugno 2024: l’Agenzia delle Entrate metterà a disposizione l’applicativo software per l’acquisizione dei dati necessari per elaborare la proposta. Su tali basi informative, l’Agenzia delle entrate formulerà una proposta per la definizione biennale del reddito;
31 luglio 2024: si procederà al versamento del saldo 2023 e del primo acconto 2024 delle imposte sui redditi senza considerare la proposta di concordato;
15 ottobre 2024: sarà il termine ultimo per l’invio telematico della dichiarazione dei redditi e per l’adesione al concordato