Ricevo costantemente richieste in merito all’opportunità di partecipare a bandi per finanziare start-up o progetti di ampliamento e di riconversione della propria attività, complice la stagione dei contributi statali conseguenti al Covid e l’attuale ripartenza.
Il fattore comune è sempre lo stesso: i bandi creano molte aspettative ma a beneficiarne realmente sono sempre in pochi: come mai? Cosa è davvero necessario sapere per ottenere dal bando ciò che si spera/desidera?
Da sempre seguo (ed aiuto i clienti a partecipare) ai vari bandi pubblicati a livello nazionale, regionale, comunale e settoriale; mensilmente pubblico una newsletter con i principali bandi di interesse ( http://www.studiobenedetti.eu/news/ ) e ritengo che siano 2 gli elementi imprescindibili per partecipare con successo a qualsiasi bando:
- avere già a disposizione i fondi che si vanno a richiedere con il bando in questione
- avere le idee chiare sul progetto che si intende finanziare
Avere già a disposizione i fondi
Può sembrare un paradosso, ma la maggior parte dei bandi prevedono che prima vengano sostenute le spese e dopo (spesso molto dopo!) arrivi il contributo (a fondo perduto o con finanziamento agevolato, a seconda delle caratteristiche del bando).
Spesso la pratica si conclude dopo un lungo ed elaborato iter: ad esempio il recentissimo bando per l’imprenditoria femminile (di estremo interesse anche per il settore delle agenzie viaggi e per il turismo in generale: http://www.studiobenedetti.eu/fondo-impresa-femminile/ ) prevede una articolata procedura (come per tutti i bandi gestiti da Invitalia) con criteri di valutazione e assegnazione punteggi molto complessi.
I bandi sono preziosissimi e sono occasioni che vanno colte quando si presenta l’occasione giusta, ma non si deve contare sulle agevolazioni per risolvere i propri problemi finanziari.
Avere le idee chiare
Perchè la partecipazione a qualsiasi bando sia un successo è necessario avere un preciso e concreto progetto da finanziare e solo dopo ricercare le fonti di finanziamento migliori (compresi eventuali bandi).
Anche questo può sembrare un consiglio scontato, ma spesso e volentieri mi capita di riscontrare l’esatto contrario: il cliente ha ricevuto notizia di un bando particolarmente interessante e cerca quindi di adattare o di mettere in piedi un progetto che ne soddisfi i requisiti per acquisirne la finanza messa in palio.
Niente di più dispendioso: in questo modo l’imprenditore perde di vista il focus sulla sua vera attività, sperperando risorse (tempo, energie e soldi) su progetti non realmente centrali ed entrando in un circolo vizioso che porta spesso ad una generale insoddisfazione.
In realtà, sulla questione della chiarezza degli obiettivi, sarebbe necessario spendere qualche parola in più: come è possibile che esistano ancora imprese che operano senza avere un business plan – piano economico finanziario – almeno triennale? Queste attività navigano a vista, senza un progetto di spese ed investimenti, in completa balia degli eventi.
Ogni attività, per pur piccola che sia, deve avere un chiaro schema delle spese previste quantomeno a brevissimo termine (6 mesi – 1 anno) e a medio termine (2-3 anni); i più ambiziosi anche a lungo termine (5 anni) ed un sistema di controllo che consenta loro di raffrontare i business plan (progetti futuri) con i conti economici (risultati ottenuti in termini di ricavi e di costi effettivamente sostenuti).
Ma questo è un altro discorso, che presto affronteremo in un mio prossimo intervento.
Giulio Benedetti – Studio Benedetti Dottori Commercialisti – www.studiobenedetti.eu – www.travelfocus.it